Rivoluzione Tva: Claudio Cegalin “affiancato” al vertice da Francesco Nicoli ex Publiadige. Confindustria Vicenza proprietaria della tv fa conti anche col nuovo crollo di copie del GdV

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Molto succede al buio a Vicenza anche nell’editoria made in Confindustria Vicenza: Il Giornale di Vicenza e Videomedia alias Tva. Se i vicentini vennero a sapere di fatto da noi e non dall’editore del quotidiano del licenziamento del direttore responsabile Ario Gervasutti, oggi vi anticipiamo quello che per ora è certo riservandoci di approfondire i dettagli anche con i diretti interessati: dal 2 luglio 2018 Francesco Nicoli ha affiancato in Videomedia Tva con la carica di Procuratore speciale e con almeno uguali deleghe e poteri Claudio Cegalin tuttora direttore generale ma destinato, probabilmente, a non incidere più sulle scelte di Tva, tra l’altro alle prese con i problemi per le frequenze, e a concentrarsi, magari, su Teleporto delle Alpi e sul Consorzio Reti Nord Est di cui tuttora è a capo.

Se Tva, tramite Videomedia, è di sua proprietà diretta, Confindustria Vicenza con questa mossa si starebbe avviando alla separazione per l’editoria dall’associazione sorella o sorellastra, fate voi, di Verona con cui, per ora e si dice per poco ancora, condivide tramite Athesis la proprietà di GdV, Arena di Verona, del quasi desaparecido Brescia Oggi (non c’è più nell’Ads) e altre testate tv tra cui TeleArena.

A Vicenza, nella complessa operazione già in corso, rimarrebbe, comunque, il quotidiano locale, da accorpare per fare massa magari proprio con Tva – Videomedia tra l’altro alle prese con i problemi per le frequenze (questo parrebbe significare l’arrivo di Nicoli, ex direttore di Publiadige, concessionaria di pubblicità del gruppo Athesis) ma che deve trovare una via d’uscita alla crisi dell’editoria tradizionale, se esiste e se ne avrà il tempo dopo i processi di digitalizzazione annunciati da Gervasutti ma da tempo fermi con Luca Ancetti.

Le copie vendute e pagate del GdV sono, infatti, diminuite anche a giugno (dati AdsAccertamento Diffusione Stampa, cioè degli editori stessi): nonostante la spinta degli speciali elezioni amministrative sono state, infatti, 26.037 (1290 in meno di maggio, -4.7% in un mese, quando erano 27.327).

Le copie cartacee più quelle digitali, queste solo 1.292, pagate sono state 27.347 (a maggio 28.655), le copie incluse quelle “dsitribuite” a vario titolo 28.175 (a maggio 29.482).